« Per tornare ai nostri giorni in terra straniera, noi provinciali d’assalto, pazzi di felicità per il solo fatto di essere a Parigi, storditi da tutta la bellezza intorno a noi, avevamo quasi paura di rientrare nelle nostre stanze ammobiliate sulla Rive Gauche. Già, perché nulla ci assicurava che non ci saremmo risvegliati a casa, con papà e mamma che ci rinfacciavano le ingenti somme dilapidate nella nostra istruzione e dichiaravano giunto anche per noi il momento di tirare la carretta. Nel mio caso, non c’era la lettera di papà che non si chiudesse con una frecciata delle sue: “Te lo ricordi Yankel Schneider, quello che balbettava? Ma tu pensa, adesso fa l’avvocato, e si è comprato una Buick”. »
La versione di Barney di Mordecai Richler
La versione di Barney di Mordecai Richler: la dissoluta vita di Barney Panofsky raccontata da… Barney Panofsky…?
Approdato a una tarda, linguacciuta, rissosa età, Barney Panofsky impugna la penna per difendersi dall’accusa di omicidio, e da altre calunnie non meno incresciose diffuse dal suo arcinemico Terry McIver. Così, fra quattro dita di whisky e una boccata di Montecristo, Barney ripercorre la vita allegramente dissipata e profondamente scorretta che dal quartiere ebraico di Montreal lo ha portato nella Parigi dei primi anni Cinquanta (con l’idea di assumere il ruolo di «scrittore americano a Parigi»), e poi di nuovo in Canada, a trasformare le idee rastrellate nella giovinezza in sitcom tanto popolari quanto redditizie, grazie anche a una società di produzione che si chiama opportunamente Totally Unnecessary Productions. Barney ci parla delle sue tre mogli – una poetessa esistenzialista, una miliardaria dai robusti appetiti e dalla chiacchiera irrefrenabile, e Miriam, l’adorata Miriam, che lo ha appena lasciato. Ci racconta le sue passioni, come chiosare i quotidiani, o ascoltare nella notte Miriam alla radio. Ci descrive i suoi intrattenimenti, come immaginare Terry McIver che si dibatte in un mare infestato di squali, o lanciare galosce verso l’attaccante della sua squadra di hockey che ha appena sbagliato un gol. Ci aggiorna sulle sue ubbie (non ricordare i nomi dei sette nani) e sui rimedi che escogita (domandarli a un figlio dall’altra parte del mondo, incurante della differenza di fuso). E ci chiede di partecipare alle sue consolazioni, accompagnandolo a deporre sulla tomba del padre, anziché il sassolino rituale, un sottaceto e un tramezzino al pastrami. Questo è Barney Panofsky, personaggio fuori misura, insofferente di tutto ciò che ottunde la vita. E questa è una delle storie più divertenti che ci siano state raccontate da molto tempo.
Il libro ha avuto grande successo internazionale, e in particolar modo in Italia dove nel 2001 è divenuto un vero e proprio caso letterario con più di 100.000 copie vendute.
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