Il vagabondo delle stelle

Categoria:

” «Non uccidere». Stupidaggini. Domani mattina mi uccideranno. «Non uccidere». Stupidaggini. Proprio ora nei cantieri navali di tutte le nazioni civili stanno costruendo le chiglie di corazzate e supercorazzate. Cari amici, io che sto per morire vi saluto con questa parola: stupidaggini! “

(Il vagabondo delle stelle – capitolo XXII)

Il vagabondo delle stelle (titolo originale: The Star Rover) è un romanzo di Jack London pubblicato nel 1915. Inerente all’ambientazione carceraria, il romanzo è stato influenzato sia da alcuni carcerati amici di London sia dalle cronache, pubblicate su alcuni giornali, che descrivevano le cattive condizioni carcerarie della California.

Grandissima influenza sulla stesura del romanzo ebbero la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin e la teoria della volontà di potenza di Friedrich Nietzsche. Vengono, inoltre, citati molti scrittori e filosofi coevi e non: William Wordsworth, Samuel Taylor Coleridge, Henri Bergson, Confucio, Filippo Tommaso Marinetti, Auguste Comte, Alfred Tennyson, Ernst Haeckel, Dante e Blaise Pascal.

Il romanzo narra in prima persona le vicende di un professore universitario, Darrell Standing, detenuto nel carcere di San Quentin (a nord di San Francisco) per l’omicidio del professor Haskel. Darrell Standing, più tardi condannato a morte per aggressione e non per l’omicidio del professore, scrive negli ultimi tre giorni della sua vita le sue memorie. Più che memorie sono racconti di “viaggi” che fa durante il periodo di permanenza in carcere, soprattutto quando rinchiuso in cella di isolamento.
Standing è sempre stato un detenuto ritenuto “incorreggibile”, ossia “un essere temuto da tutti”, e fortemente odiato da Atherton, direttore del carcere. Dopo alcune vicende, che coinvolgono un altro detenuto, Cecil Winwood, e una presunta dinamite nascosta all’interno del carcere, Standing viene rinchiuso in cella di isolamento. Qui subisce anni di torture e di camicia di forza, come punizione da parte del direttore, per non voler rivelare dove si trova la dinamite, della cui esistenza egli non è a conoscenza e che in realtà non è mai entrata all’interno del carcere.
In cella di isolamento fa amicizia con altri due detenuti, Ed Morrell e Jake Openheimer, con i quali comunica attraverso un codice segreto, battendo le nocche delle dita sui muri. Da qui, si alternano capitoli di vicende accadute in carcere, ossia vicende di tortura, e capitoli di storie di reincarnazioni, dove Standing, attraverso la piccola morte, esce dal carcere e si ritrova in epoche “sconosciute”. Attraverso la piccola morte, tecnica insegnatagli da Ed Morrell, riesce a far morire il corpo e uscire da esso, e quindi sopportare giorni e giorni di camicia di forza. Uscendo dal corpo, Standing riesce ad uscire dalla cella e quindi dalle mura del carcere, per ritrovarsi in epoche e luoghi a lui sconosciuti, ma che fanno parte di una lunga catena di reincarnazioni che hanno poi portato a lui. Inizia così un viaggio che secondo lui dovrebbe “chiarire il mistero della vita”.

È la vita a costituire l’unica realtà e il vero mistero. La vita è molto di più che semplice materia chimica, che nelle sue fluttuazioni assume quelle forme elevate che ci sono note. La vita persiste, passando come un filo di fuoco attraverso tutte le forme prese dalla materia. Lo so. Io sono la vita. Sono passato per diecimila generazioni, ho vissuto per milioni di anni, ho posseduto numerosi corpi. Io, che ho posseduto tali corpi, esisto ancora, sono la vita, sono la favilla mai spenta che tuttora divampa, colmando di meraviglia la faccia del tempo, sempre padrone della mia volontà, sempre sfogando le mie passioni su quei rozzi grumi di materia che chiamiamo corpi e che io ho fuggevolmente abitato.

(Il vagabondo delle stelle – capitolo XII)

SCOPRI ANCHE

Lo trovi su

Condividi l’articolo

Commenti

Rispondi

Scopri di più da CheLibro

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere