Spine

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«Niente doccia di vapore, c’era l’acqua corrente, vera acqua. Per averla non dovevi chiederla, ma muovere delle manopole metalliche. 
Guardai lo sten. Il lato superiore era tempestato di azzurriti uraniane; il lato che si fondeva con la mia pelle conteneva tutta la biotecnologia necessaria per modificare le chimiche umorali. Era certificato per il vapore, ma non per l’acqua corrente. Fui costretta a toglierlo per la seconda volta e lo scroscio dell’acqua mi risvegliò il sistema nervoso. Stupore? Esultanza, euforia, gioia? Divertimento? Commozione e nostalgia per non averlo mai provato prima? Angoscia per tutto quello spreco? Com’era possibile descrivere stati emozionali multipli che scorrevano via? Stati che al solo intuirli cambiavano? O ero io che faticavo a leggerli, mentre ci sguazzavo dentro? 
Regolai la temperatura e sciacquai via velocemente la schiuma, temendo di restare mezza insaponata. Invece lo scroscio non finiva mai. Avrei potuto restare lì per cento anni e l’acqua non sarebbe finita. Una tale ricchezza e un tale sperpero che i terrestri davano per scontato. Chiusi l’acqua pensando che domani lo avrei fatto ancora: era vero, certe emozioni davano dipendenza. 
Asciugandomi, chiamai il borgomastro. «Dove trovo quei randagi?» 
«Ah. È stata veloce a riprendersi. Beata gioventù, vorrei averla io la sua età. Allora. L’idea sarebbe quella di mettere in giro la voce che lei è qui. Adorano le sue trasmissioni. Pensiamo che prima o poi cercheranno di contattarla.» 
Restai in silenzio. Era quello il loro piano? 
«Un modo più veloce?» 
«Uhm. Abbiamo uno sciamano, il figlio di Fagan. Dovrebbe saperli contattare.» 
«Sicuro?» 
«In teoria sì, il padre lo aveva addestrato.
Non avevo la più pallida idea di cosa fosse uno sciamano, e lui me lo spiegò. Superstizioni ctonie, nate da spiragli della terra e sussurri del vento. Ma tanto valeva provare. 
«E posso incontrarlo?» 
«Certo, chiamo Gustav e la faccio accompagnare. È abbastanza vicino.» 
Gustav era l’ultima cosa che volevo. 
«Andrò a piedi. Devo riordinare le idee, ho bisogno di fare due passi, prendere contatto con il pianeta, rinnovare le mie competenze emotive. O è vietato?» 
«Uhm, no, liberissima. Però, ecco, magari quel suo koalar lo lasci in camera. E i vestiti, mi raccomando. Per il resto si può sentire sicura come nella più sicura delle arbopoli evolute. Siamo civili, noi. Il primo che le dà fastidio lo impicco, lo sanno tutti. Ah ah, scherzo ovviamente. Qui praticamente non impicchiamo quasi mai nessuno. Le mando la mappa sul cellulare.» 
Lasciai Otta in albergo e presi la strada che usciva dal paese. Non potevo immaginare che non ci sarei tornata per molto tempo. »

Spine di Franci Conforti (Urania) MONDADORI. Edizione del Kindle.
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Spine di Franci Conforti


SPINE Anno 3959. La Terra non è mai stata tanto ricca e rigogliosa. Nello scenario mozzafiato di una società verde e solare, l’umanità allargata prospera grazie al lavoro degli animali, con spettacolari arbopoli senzienti che svettano fronzute, prendendosi cura di chi le abita. La maestria dei bioarchitetti nel generare casealbero dalle forme e dai colori strabilianti non ha limiti. Ellie, però, è nata nel buio di una colonia spaziale. Vuole vedere la Terra e sbarca da clandestina, ma la gioia dura poco, perché qualcuno vuole ucciderla. Non ha nessuno su cui contare, e mentre la situazione precipita, segreti celati con cura vengono a galla nella consapevolezza di non avere tempo per rimediare…

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