«Esisteva una tecnica per registrare tutti i nervi, tutti i modelli di apprendimento di un cervello umano adulto, e per trasferire la registrazione nel cervello metallico di un robot. Questa tecnica era stata usata solo per la serie Nove; tutti i robot di quella serie erano stati dotati di copie modificate del cervello vivente di un unico uomo. Quell’uomo era un ingegnere geniale e malinconico che si chiamava Paisley, anche se Spofforth non l’avrebbe mai saputo. La rete di informazioni e interconnessioni che formavano il cervello di Paisley era stata registrata su nastri magnetici e custodita in un sotterraneo blindato di Cleveland. Nessuno sapeva cosa ne fosse stato di Paisley dopo che la sua mente era stata copiata. La sua personalità, la sua immaginazione e la sua conoscenza, tutto era stato registrato su nastri quando aveva quarantatré anni; e dopo, l’uomo era stato dimenticato.»
Solo il mimo canta al limitare del bosco di Walter Tevis
Solo il mimo canta al limitare del bosco di Walter Tevis: romanzo distopico di fantascienza, secondo molti, il capolavoro del grande autore americano.
Siamo nel 2467 e da diverse generazioni sono i robot a prendere ogni decisione, mentre un individualismo esasperato regola la vita dell’uomo: la famiglia è abolita, la coabitazione vietata e ogni persona assume quotidianamente un mix di psicofarmaci e antidepressivi. I suicidi sono in aumento, non nascono più bambini e la popolazione mondiale sta avviandosi all’estinzione. Simbolo e guardiano dello status quo è Spofforth, androide di ultima generazione che agogna un suicidio che gli è però impedito dalla sua programmazione. A lui si contrapporranno Paul Bentley, un professore universitario che, riscoperta casualmente la lettura dimenticata da tempo, grazie ai libri apprende l’esistenza di un passato e la possibilità di un cambiamento, e Mary Lou, che sin da piccola ha rifiutato di assumere droghe pur di tenere gli occhi aperti sulla realtà. Solo il mimo canta al limitare del bosco di Walter Tevis si muove dall’incrocio di queste tre vite creando una distopia postmoderna sulle inquietudini dell’uomo, dove la tecnologia senza controllo si trasforma da risorsa in pericolo. Prefazione di Goffredo Fofi. Con una nota di Jonathan Lethem.
Una storia che ha elementi del Mondo nuovo di Aldous Huxley, di Superman e di Star Wars.
commento del Los Angeles Times Book Review su Solo il mimo canta al limitare del bosco di Walter Tevis
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