Lo spazio sfinito

«Senti Arthur, è vera quella storia?» aveva domandato Kerouac con gli occhi sempre fissi al prototipo della Space.
«Che storia?» fece Miller.
«Quella di Eisenhower, voglio dire. Ha veramente chiesto di diventare presidente?»
«Cosa vuol dire chiesto?» aveva replicato Miller senza interrompere il suo lavoro.
«Come che vuol dire? A quel tipo gli è apparso il razzo nella bottiglia e voi l’avete fatto diventare presidente. È veramente così che è andata o no?»
«Solo i bambini agitano la Space per vedere se c’è il razzo. Sei grande, Kerouac. Come fai ad andare dietro a queste stronzate?»
«Io lo faccio».
«Fa’ quello che ti pare, ma io non voglio casini».
«Sì, sarò okay, ma tu non mi hai risposto».
«Perché non te la posso dare, una risposta. Io dirigo la gestione degli spazi orbitali, quello che interessa a te si chiama promozione ed è roba che viene decisa ad Atlanta».
«Che cavolo, Arthur. Tu sei uno che conta in questa baracca e non venirmi a dire che non sai come funzionano certe cose. Sono sicuro che lo sai. Perché mi vieni a dire una cosa come questa? Faccio o non faccio parte anch’io della grande famiglia adesso?»
Miller aveva alzato la testa dalle carte, lo aveva fissato per un numero gerarchicamente calibrato di secondi e poi, «Tu non fai parte di un cazzo, Kerouac. Tu sei solo uno spiantato che viene spedito a girare intorno a questo pianeta per fare il lavoro più stupido dell’universo e ho seri dubbi che tu sia in grado di farlo senza combinarmi casini. Voglio essere chiaro, Kerouac. Tu e tutti gli altri picchiati in testa che prenderanno il tuo posto contate meno di un tappo in questa famiglia»

Lo spazio sfinito di Tommaso Pincio

Lo spazio sfinito di Tommaso Pincio: la reinvenzione dei simboli di un’epoca, tra realtà e finzione in un collage di citazioni pop e realtà riflesse.

In un mondo alternativo terribilmente bello e malinconico, Jack Kerouac si prepara a passare nove settimane nello spazio per conto della Coca-Cola Enterprise. Marilyn Monroe fa la commessa in una libreria. Il tirannico Arthur Miller si è comprato una casa sulla cascata dove vive con sua moglie, la triste e bellissima Norma Jeane. Qualche conto sembra in effetti non tornare. Norma e Marilyn non dovrebbero ad esempio essere la stessa meravigliosa ragazza, colei che illuminò i desideri di milioni di persone accendendo una luce nelle stanze più buie degli animi maschili? Ambientato durante gli anni Cinquanta, Lo spazio sfinito di Tommaso Pincio è popolato dai personaggi del nostro immaginario collettivo (oltre a Kerouac, Marilyn e Miller c’è Neal Cassady, e il giovane Holden…), i quali però, attraverso le loro vicende di solitudine, desiderio, amicizie infrante, cuori spezzati e vite da ritrovare, si rivelano paurosamente simili a noi.

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