Libri giapponesi classici e contemporanei: 3 Il periodo Meiji 

La letteratura giapponese ha una storia lunga e variegata che nel corso dei secoli, ha attraversato diverse fasi storiche, sociali e culturali, evolvendosi in una vasta gamma di generi e forme letterarie.

Questo specifico articolo è il terzo di 6 articoli che cercheranno di offrire una panoramica della letteratura giapponese, esplorando i principali periodi e generi, con esempi di opere tradotte in italiano. Gli articoli di questo percorso di lettura saranno:

Libri giapponesi classici e contemporanei: 1 Il periodo Nara e Heian

Libri giapponesi classici e contemporanei: 2 Il periodo Edo 

Libri giapponesi classici e contemporanei: 3 Il periodo Meiji 

Libri giapponesi classici e contemporanei: 4 Il periodo Taishō

Libri giapponesi classici e contemporanei: 5 Il periodo Showa

Libri giapponesi classici e contemporanei: 6 Il periodo Heisei e contemporaneo

Periodo Meiji (1868-1912): modernizzazione e apertura verso l’Occidente

Con l’apertura del Giappone all’Occidente nel periodo Meiji, la letteratura giapponese subisce un’importante trasformazione, con l’adozione di forme narrative occidentali e un crescente interesse per il romanzo moderno.

Il primo romanzo moderno giapponese

Il primo romanzo moderno si può identificare con Ukigumo 浮雲, Nuvole alla deriva o Nuvole nel Vento scritto nel 1888 da Futabatei Shimei, che sancisce il distacco definitivo dalla letteratura del periodo Edo.

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Ukigumo – Nuvole nel vento

Appassionato studioso della lingua e della letteratura russe, in quest’opera Futabatei Shimei riesce a mettere a nudo l’anima dei personaggi con una sapiente prosa, ispirata al realismo intimo dei tanto amati Turgenev e Gončarov. Le travagliate vicende amorose dell’ingenuo e idealista Bunzō diventano così la rappresentazione paradigmatica della lotta, appassionata e dolorosa, contro l’incoerenza e il basso egoismo imperanti nella società moderna, per la conquista dell’amore e della dignità.

Il conflitto delle tradizioni giapponesi con le influenze occidentali

Natsume Sōseki, uno degli autori più celebri di questo periodo, scrive opere che esplorano il conflitto tra la tradizione giapponese e le influenze occidentali. Il suo romanzo Wagahai wa neko de aru 吾輩は猫である, io sono un gatto, è una satira della società giapponese e un’opera di introspezione sociale. Sono da ricordare poi pubblicati in Italia Guanciale d’erba e Il cuore delle cose.

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Io sono un gatto

Io sono un gatto di Natsume Sōseki – Il Novecento è appena iniziato in Giappone, e l’era Meiji sta per concludersi dopo aver realizzato il suo compito: restituire onore e grandezza al paese facendone una nazione moderna. Il potere feudale dei daimyo è un pallido ricordo del passato, così come i giorni della rivolta dei samurai a Satsuma, e l’esercito nipponico contende vittoriosamente alla Russia il dominio nel Continente asiatico. Per Nero, il gatto di un vetturino che spadroneggia nel quartiere in cui si svolge questo romanzo, i frutti dell’epoca moderna non sono per niente malvagi: ha un pelo lucido e un’aria spavalda impensabili fino a qualche tempo fa per un felino di così umile condizione. Per il protagonista di queste pagine, invece, un gatto dal pelo giallo e grigio, che i suoi simili sbeffeggiano chiamandolo “Senza nome”, le cose non stanno così: dinanzi ai suoi occhi si dispiega tutta l’oscura follia che aleggia in Giappone all’alba del XX secolo. Il nostro eroe vive a casa di un professore che si atteggia a grande studioso e che, quando torna a casa, si chiude nello studio. Di tanto in tanto il gatto va a sbirciarlo e puntualmente lo vede dormire. Certo, il luminare a volte non dorme, e allora si cimenta in bizzarre imprese. Compone haiku, scrive prosa inglese infarcita di errori, si esercita maldestramente nel tiro con l’arco, recita canti no nel gabinetto, spettegola della vita dissoluta di libertini e debosciati… Insomma, mostra a quale grado di insensatezza può giungere il genere umano in epoca moderna…

Guanciale d’erba

Guanciale d’erba di Natsume Sōseki – Un giovane artista, pittore e poeta, si avventura per un ameno sentiero di montagna di un piccolo villaggio giapponese. Lungo il cammino, in un’atmosfera incantata, incontra viandanti solitari, contadini, paesani, nobili a cavallo e ogni specie d’umanità, finché, sorpreso della pioggia, si rifugia in una piccola casa da tè tra i monti. Qui, dalla dolce voce della vecchia tenutaria, apprende la storia della fanciulla di Nakoi, che ebbe la sfortuna di essere desiderata da due uomini e di andare in sposa a quello che lei non amava. Il giorno in cui partì, il suo cavallo si arrestò sotto il ciliegio davanti alla casa del tè e dei fiori caddero come macchie sul suo candido vestito.

Il cuore delle cose

Il cuore delle cose di Natsume Sōseki – Il 30 luglio 1912 si spense in Giappone l’imperatore Meiji. Nei giorni successivi, durante i solenni funerali di Stato, il generale Nogi, in un atto di junshi, di accompagnamento del proprio signore nella morte, si uccise insieme con la propria moglie. I due eventi luttuosi scossero profondamente il Giappone del tempo. Scompariva, infatti, con l’imperatore, non soltanto l’epoca cui il sovrano aveva dato il nome, ma l’intero mondo racchiuso esemplarmente nel gesto del generale: l’universo della tradizione e degli antichi costumi nipponici. Due anni dopo, Natsume So¯seki pubblicò Kokoro (Il cuore delle cose), l’opera che è oggi unanimemente riconosciuta come il suo capolavoro, il romanzo in cui si affaccia per la prima volta, nella moderna letteratura giapponese, il malinconico sentimento della fine, del tramonto del cuore stesso delle cose. Protagonista dell’opera è il «maestro», un uomo che nella solitudine e nel distacco dal mondo cerca la via per accedere a sé stesso. Il prezzo, tuttavia, da pagare per essere nati in un tempo saturo di «libertà, di indipendenza e del nostro egoismo», è davvero alto. Come a segnalare la perdita totale dell’identità, nessuno dei personaggi ha, in questo romanzo, un nome. Né il giovane studente che, nella prima parte, descrive il proprio incontro con il maestro, né quest’ultimo o sua moglie e neppure l’amico morto indicato semplicemente come K. Tutti i legami, inoltre, anche quelli più sacri, sono infranti. Il cuore delle cose, tuttavia, non è soltanto la struggente narrazione della fine di un’epoca, poiché indica anche una via di salvezza nel tempo in cui gli antichi dèi sono fuggiti: la prospettiva di un’esistenza dove le passioni umane sono filtrate da un superiore distacco che ne attenua le asperità e le rende più universali.

Ryūnosuke Akutagawa

Un altro autore di questo periodo estrememente significativo per tutta la letteratura giapponese è Ryūnosuke Akutagawa, noto per i suoi racconti psicologici e filosofici. Il suo celebre racconto Rashōmon 羅生門 (tradotto in italiano con lo stesso titolo) esplora la relatività della verità e la natura umana.

Rashomon e altri racconti di Ryunosuke Akutagawa

Rashōmon e altri racconti

«La prima qualità della scrittura di Akutagawa Ryunosuke è lo stile, l’uso squisito della lingua giapponese. Non ci si stanca mai di leggere e rileggere le sue opere». (Murakami Haruki). Pochi autori hanno saputo rappresentare, come Akutagawa, lo spirito e la mentalità del popolo giapponese. Capace di fondere, nei suoi primi racconti, temi tradizionali e inquietudini moderniste, in seguito Akutagawa si è rivolto alla propria vita per trarne il materiale per testi struggenti e drammatici. Da “Rashomon” e “Nel bosco” – da cui Kurosawa avrebbe ricavato uno dei suoi film più celebri – fino a “Vita di uno stolto” e “Il registro dei morti”, i racconti di Akutagawa dipingono, con uno stile terso e dolente, un universo in cui l’uomo è costantemente minacciato dalla povertà, dalla follia, dall’avidità, dalla morte, ma in cui, improvvise, possono balenare la bellezza e la speranza. Il risultato è un’opera complessa e sfumata la cui superficie smaltata e rilucente cela una sostanza amara, satirica, incredibilmente moderna.

Shizenshugi 自然主義: Il naturalismo giapponese

In questo periodo, nei primi anni del novecento, prende il via uno dei più significativi movimenti letterari giapponesi: il naturalismo che vede l’abbandono degli elementi fantastici e sovrannaturali in favore di un realismo più autentico. L’esempio più rinomato è Futon 蒲団 di Tayama Katai, vi sono poi L’oca selvatica di Ogai Mori e Il maestro di campagna sempre di Tayama Katai.

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Il Futon

Primo lavoro rappresentativo della corrente naturalista in Giappone, il romanzo del 1907 Futon di Tayama Katai destò scalpore per la crudezza e il realismo con cui veniva presentata la vita interiore del protagonista, alter ego dichiarato dello stesso autore. Una confessione senza veli del suo rapporto d’amore con la giovane studentessa che a lui, letterato e maestro, era stata affidata e che assurge a emblema di un amore diverso, moderno, opposto alle convenzioni sociali tradizionali. I lettori contemporanei interpretarono le vicende del protagonista Takenaka Tokio come una fedele rappresentazione della sua vita intima. Nel misurare la distanza tra autore e opera letteraria, fu esaltato il coraggio di una confessione aperta e l’audacia di cui lo scrittore era stato capace per realizzare una descrizione autentica di sé.

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L’oca selvatica

L’oca selvatica di Ogai Mori – Otama, mantenuta di un anziano usuraio, si innamora di uno studente, Okada, che vede passare ogni giorno sotto la sua finestra. Anche Okada è attratto dalla “donna della finestra”, che rappresenta per lui l’ideale della bellezza femminile irraggiungibile. Sapremo alla fine che Okada ha di proposito evitato di stringere un legame con la donna perché è in partenza per l’estero. A Otama resta la nostalgia di un sogno di giovinezza e di illusione perduta.

Il maestro di campagna di Katai Tayama

Il maestro di campagna

Il maestro di campagna di Katai Tayama – Giappone, 1901. Hayashi Seizō è giovane e ambizioso, ma anche povero, e a differenza dei coetanei che si trasferiscono a Tōkyō per proseguire gli studi, è costretto, dopo il diploma, a rimanere in provincia. Qui accetta con scarsa convinzione un posto da maestro elementare in un villaggio. Nel Maestro di campagna Tayama Katai ripercorre la traiettoria di un vinto, basandosi sui diari di un giovane realmente esistito. Deluso progressivamente dall’amore e dall’amicizia, frustrato nelle ambizioni di riscatto sociale e artistico, Seizō sembra poco alla volta accettare la propria sorte nel mondo. Ma quando ciò avviene, la tragedia lo colpisce, negli stessi giorni in cui il paese esulta per le vittorie della Guerra russo-giapponese. Incarnando magistralmente le poetiche del naturalismo, Il maestro di campagna ci restituisce un caso di studio sull’infelicità umana, in cui le condizioni familiari, sociali e geografiche di partenza giocano un ruolo determinante. Appassionato ritratto dei sogni e degli ideali di una generazione, il romanzo costituisce un importante documento storico-letterario, ma anche un’originale esplorazione degli effetti della modernità sulle comunità che si trovano alla sua periferia.

Shiki Masaoka riformatore dell’Haiku

Grande riformatore della poesia giapponese, Shiki Masaoka fu colui che sostituì i termini hokku e waka coniando e ponendo al loro posto haiku e tanka, che inventò il concetto di shasei 写生派 scagliandosi contro la tradizione poetica e confrontandosi con Matsuo Bashō preferendogli il meno conosciuto Yosa Buson.

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Centosette Haiku

Centosette Haiku di Shiki Masaoka – Shiki ha spesso affermato che un grande maestro di haiku non scriveva durante la sua vita di poeta che duecento o trecento haiku autentici. Di quelli che sono portatori di un’intuizione profonda della realtà immediata ed evidente. Di quelli che ci permettono di sentire, di sondare l’indicibile profondità, di gustare il sottile sapore dell’esistenza umana, colta nell’eternità dell’istante presente. Di quelli che traducono, senza specificare, ma solamente suggerendo l’esperienza di distacco filosofico, poetico se si preferisce, dal mondo, quando tutto diventa semplice, luminoso, meravigliosamente evidente. Quando si percepisce, molto più che il senso, l’armonia delle cose, la loro impeccabile coincidenza. Sono proprio questi haiku che Shiki compose a essere raccolti in quest’opera.

Ichiyō Higuchi la prima donna giapponese riconosciuta come scrittrice di primo piano

lAtra figura importante di questo periodo è Ichiyō Higuchi, la prima donna giapponese dei tempi moderni ad essere riconosciuta come scrittrice di primo piano il cui stile di scrittura non fu influenzato dal modello occidentale e che scrisse in giapponese classico anziché nella sua forma moderna. Tra i pubblicati in Italia vi sono le opere: Nigorie にごりえ Acque Torbide e Ōtsugomori 大つごもり L’ultimo dell’anno e altri racconti.

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Acque torbide (Nigorie)

Acque torbide (Nigorie) di Ichiyō Higuchi – Nonostante la scomparsa prematura, a soli ventiquattro anni, Higuchi Ichiyo è annoverata tra le più importanti esponenti della nuova letteratura femminile giapponese, sviluppatasi alla fine del XIX secolo, dopo l’apertura del Paese all’Occidente. Il racconto, qui presentato, è caratterizzato dall’ambientazione popolare e dall’interesse, ricorrente nelle opere della scrittrice, nei confronti della vita degli strati più umili della popolazione giapponese. Le case di piacere, collocate ai margini della città, diventano il centro delle vicende che coinvolgono alcune cortigiane, costrette a reprimere gli impulsi vitali della giovinezza e a sacrificare la propria libertà e, in alcuni casi, la propria stessa vita. Racconto intenso e profondamente romantico, ma reinterpretato dalla peculiare sensibilità dell’autrice sia nei temi che nel linguaggio.

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L’ultimo dell’anno e altri racconti

L’ultimo dell’anno e altri racconti di Ichiyō Higuchi  – Nel panorama della letteratura giapponese moderna, Higuchi Ichiyō rappresenta una figura unica per estrazione, temperamento, stile, temi e ambientazioni. Attraverso la scrittura comunica con i classici antichi e recenti, legge la città in trasformazione, come se fosse un testo, osserva il mondo dei bambini e degli adolescenti e, con acume e raffinatezza, racconta la condizione delle donne nella società del periodo Meiji (1868–1912). Le sette storie che compongono questa raccolta seguono l’evoluzione della personalità letteraria di Ichiyō nel corso della sua breve carriera e, nel ripetersi di metafore e citazioni, esprimono le istanze che più le stavano a cuore. Completa il volume una cronologia comprensiva di alcuni passi particolarmente significativi dei diari dell’autrice.

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