La strada di fango giallo

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La strada di fango giallo di Can Xue la scrittrice appartenente al filone sperimentale ed avanguardistico cinese degli anni 80-90

«La strada di fango giallo era lunga e stretta. Sui due lati si ammassavano basse abitazioni dalle forme più varie, inclinate a destra o a sinistra: muri di mattoni di fango e pareti di assi di legno, tetti di paglia e tetti di tegole, tre finestre e due finestre, porte rivolte verso la strada e porte non rivolte verso la strada, munite di scalini d’accesso e prive di scalini d’accesso, con il cortile e senza cortile, e così via. Ogni casa aveva un nome, per esempio Enoteca degli Xiao, Negozio di incenso dei Luo, Grande casa da tè dei Deng, Piccola spaghetteria dei Wang, eccetera. Si capiva che un tempo i suoi abitanti avevano goduto di un certo benessere. Ma adesso, la loro memoria era deteriorata e decrepita come le case, al punto che nessuno ricordava gli anni dell’abbondanza. La strada era sporca perché dal cielo cadeva incessantemente cenere nera. Chissà da dove veniva, cadeva tutto l’anno senza interruzione, perfino la pioggia era nera. Coperte di fango e cenere, le case sembravano cresciute dalla terra, non si distinguevano neppure le finestre. I passanti dovevano trovare un posto per ripararsi e la maggior parte degli abitanti aveva gli occhi rossi e irritati, e tossiva in ogni stagione. Non si erano mai accorti che il cielo poteva essere azzurro, blu, grigio argento o rosso fuoco, perché la piccola porzione di cielo che avevano sulla testa era sempre dello stesso colore: grigio con una punta di giallo, come le vele di un vecchio battello. Non avevano mai visto lo splendore dell’alba né la magnificenza di un tramonto; nei loro piccoli occhi offuscati, il sole era una pallina gialla che saliva e scendeva, sempre uguale. Si limitavano a dire «oggi c’è il sole» oppure «oggi il sole non c’è» oppure «oggi c’è un bel sole», o ancora «oggi il sole non è un granché». E d’estate, mentre fuori c’era un caldo torrido, l’interno delle case si trasformava in un bagno di vapore e tutti borbottavano arrabbiati: «Si cuoce fino a espellere i vermi».». 

La strada di fango giallo di Can Xue. Utopia. Edizione del Kindle (2024).

Al margine di una grande città, una strada di fango giallo è costellata di case in rovina. È un posto in abbandono che in passato ha goduto di un certo benessere. Dal cielo piove cenere nera, gli animali impazziscono e gli abitanti, che si conoscono tutti, dormono in continuazione per poi raccontare i propri sogni nei minimi particolari. Un giorno la vita della strada è sconvolta dall’arrivo di un’entità, Wang Ziguang, che forse è una persona, forse è un fuoco fatuo, ma prende a stimolare l’energia del posto. Al sorgere del sole, tutto marcisce. La gente si confonde, cerca premonizioni nei sogni, è perseguitata da insetti e ombre misteriose. Si diffonde un senso di incertezza e di paura, aggravato dalla notizia che tutti saranno dislocati presto altrove. I funzionari sono elusivi, gli slogan politici si rincorrono, la gente avvia conversazioni nelle quali non c’è alcuno scambio. E se la catastrofe fosse alle porte? A un anno dal suo esordio nelle librerie italiane e dopo la candidatura al Nobel dell’autunno del 2023, torna Can Xue, una delle maggiori voci della Cina contemporanea, con un romanzo che costringe il lettore a osservarsi allo specchio, inerme qual è, smarrito e senza certezze, in una società al collasso.

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