La storia di Genji di Murasaki Shikibu

La storia di Genji

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La storia di Genji di Murasaki Shikibu

La storia di Genji di Murasaki Shikibu, il primo esempio di romanzo moderno della letteratura giapponese.

«Genji lo Splendente: era un nome impegnativo, anche se in realtà molte ombre lo offuscavano, e di certo chiunque abbia divulgato persino i risvolti segreti di quelle storie d’amore tenute nascoste per timore che, trasmesse alle generazioni future, lo facessero ritenere persona frivola, doveva essere davvero indiscreto! In realtà, egli si preoccupava dell’opinione della gente, mostrando un comportamento in apparenza cosí serio e lontano da aperte avventure che uomini di mondo come il Terzo Comandante Katano lo avrebbero deriso.»

La storia di Genji di Murasaki Shikibu. Einaudi. Edizione del Kindle. 

“Il ‘Genji monogatari’ viene spesso indicato come il primo esempio di romanzo psicologico. Se simili attribuzioni suonano sempre alquanto arbitrarie, leggendolo non si può evitare di avvertire quanto si proceda in profondità nello scandagliare l’animo umano e come il quadro che ne deriva sembri spesso in sintonia con il modo di sentire di oggi. Da questo punto di vista, esso merita a buon diritto il titolo di classico della letteratura universale, sebbene solo di recente, in pratica poco più di cento anni, sia entrato nell’orizzonte culturale occidentale e abbia preso a influenzarlo. La sua modernità risiede nella precisa volontà dell’autrice di non limitarsi a presentare intrecci tali da attirare l’attenzione e distrarre dalle pene quotidiane, ma anche di trasmettere sensazioni e sentimenti nella convinzione che altri possano e debbano condividerli. (…) Da questo punto di vista il collegamento con i grandi romanzi occidentali appare inevitabile, ma ogni forma di confronto, classificazione e competizione si rivela alla fine incongrua. Si può dire che Murasaki Shikibu ricorda nelle sue introspezioni Proust o che il ‘Genji monogatari’ sta al mondo cortese dell’anno Mille come ‘Madame Bovary’ sta al mondo borghese dell’Ottocento. Ma il ‘Genji monogatari’ non può non essere letto, analizzato, se possibile apprezzato, come un’opera profondamente, organicamente medievale. (…).” (dall’introduzione di Maria Teresa Orsi)

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