«Avrei dovuto immaginarlo, cazzo. Il ragazzo diceva di essere maledetto, lo ripeteva spesso, e se fossi stato un vero dominicano all’antica avrei: (a) ascoltato quell’idiota, e (b) tagliato la corda. La mia famiglia è sureña, di Azua, e se c’è una cosa che noi sureños di Azua conosciamo bene sono le fottute maledizioni. Voglio dire, Gesù, avete mai visto Azua? Mia madre non lo avrebbe neanche ascoltato, sarebbe corsa via e basta. Lei non voleva saperne di un cazzo di fukú, guangua e roba del genere: li evitava come la peste. Io, invece, non ero ancora all’antica come lo sono adesso: ero semplicemente un coglione, convinto che tenere d’occhio uno come Oscar non fosse affatto un compito erculeo. Insomma, merda, ero un culturista, ogni maledetto giorno sollevavo attrezzi più pesanti di quel suo grasso culo.
Fate partire le risate di sottofondo quando volete.
Lo trovai identico a prima. Sempre enorme – un Biggie Smalls senza niente di small – e sempre smarrito. Sempre impegnato a scrivere dieci, quindici, venti pagine al giorno. Sempre in preda al suo delirio da fanboy. Sapete cosa aveva appeso, l’imbecille, alla porta della nostra stanza? Un cartello con la scritta Parla, amico, ed entra. In elfico, cazzo! (Per favore, non chiedetemi come facessi a saperlo. Vi prego.) Quando lo vidi, dissi: De León, tu vuoi scherzare. Elfico?
A dire il vero, mi rispose tossicchiando, è sindarin.
A dire il vero, disse Melvin, è frociolin.– […]»
La breve favolosa vita di Oscar Wao di Junot Díaz
Gli orrori della dittatura di Trujillo a Santo Domingo subiti da tre generazioni viste attraverso gli occhi di un giovane nerd americano di origini dominicane. L’ironico e spietato romanzo di Junot Díaz Vincitore del Pulitzer 2008.
“La breve e favolosa vita di Oscar Wao”: già dal titolo si capisce che il romanzo non avrà un lieto fine classico. Ma non importa. Perché la vita di Oscar – ribattezzato Wao da un amico dominicano che storpia il nome di Wilde è davvero favolosa. Da favola. Da favola letteraria, magica e realistica al tempo stesso. Nasce e cresce nel New Jersey, il grasso, poco attraente, intelligente e parecchio eccitato Oscar. Sua madre Belicia è una ex reginetta di bellezza scappata da Santo Domingo perché perseguitata dal clan del dittatore Trujillo, la sorella, Lola, è una ragazza dolce, assennata e insieme spericolata come tutte le dominicane di Diaz. L’intero albero genealogico di Oscar, come quello di altre migliaia di dominicani, è composto da figure torturate, espropriate, martirizzate.
Tra i vari riconoscimenti, la breve favolosa vita di Oscar Wao di Junot Díaz è stato vincitore del premio Pulitzer nel 2008 e del National Book Critics Circle Awards nel 2007.
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