Io sono un gatto di Natsume Soseki

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Io sono un gatto di Natsume Soseki

Io sono un gatto di Natsume Soseki il classico della letteratura nipponica che attraverso una sottile ironia accompagna profonde riflessioni sulla natura umana

«Più vivevo con gli esseri umani e li osservavo, più mi convincevo che erano egoisti. In particolare, le piccole persone con cui a volte vivo nel mio letto sono scandalosamente egoiste. Quando mi va bene, metto le persone a testa in giù, gli metto un sacco in testa, le butto fuori o le spingo in un mucchio. Se cerco di interferire in qualche modo, mi inseguono e mi perseguitano con tutti i membri della mia famiglia. L’altro giorno, quando mi sono sfregato le unghie sulle stuoie del tatami, mia moglie si è arrabbiata molto e non mi ha lasciato entrare facilmente nella stanza del tatami. Anche quando gli altri si agitano e tremano in cucina, lui è completamente indifferente. Dall’altra parte della linea, il signor Hakkun, che io rispetto, dice che non c’è niente di più disumano degli esseri umani.»

Io sono un gatto di Natsume Soseki. Edizione del Kindle (2024). 

Il Novecento è appena iniziato in Giappone, e l’era Meiji sta per concludersi dopo aver realizzato il suo compito: restituire onore e grandezza al paese facendone una nazione moderna. Il potere feudale dei daimyo è un pallido ricordo del passato, così come i giorni della rivolta dei samurai a Satsuma, e l’esercito nipponico contende vittoriosamente alla Russia il dominio nel Continente asiatico. Per Nero, il gatto di un vetturino che spadroneggia nel quartiere in cui si svolge questo romanzo, i frutti dell’epoca moderna non sono per niente malvagi: ha un pelo lucido e un’aria spavalda impensabili fino a qualche tempo fa per un felino di così umile condizione. Per il protagonista di queste pagine, invece, un gatto dal pelo giallo e grigio, che i suoi simili sbeffeggiano chiamandolo “Senza nome”, le cose non stanno così: dinanzi ai suoi occhi si dispiega tutta l’oscura follia che aleggia in Giappone all’alba del XX secolo. Il nostro eroe vive a casa di un professore che si atteggia a grande studioso e che, quando torna a casa, si chiude nello studio. Di tanto in tanto il gatto va a sbirciarlo e puntualmente lo vede dormire. Certo, il luminare a volte non dorme, e allora si cimenta in bizzarre imprese. Compone haiku, scrive prosa inglese infarcita di errori, si esercita maldestramente nel tiro con l’arco, recita canti no nel gabinetto, spettegola della vita dissoluta di libertini e debosciati… Insomma, mostra a quale grado di insensatezza può giungere il genere umano in epoca moderna…

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