«Tra un capo e l’altro del telefono, tra me e lui, calò all’improvviso il silenzio. Troppo tardi capii che avevo fatto le cose senza una logica. Non lo avevo neanche salutato. Era strano. Non avevo ritenuto opportuno, dopo otto anni che non ci parlavamo, dire qualcosa come: Da quanto tempo, Come stai, e dal momento che avevo sorvolato sui saluti avevo trovato giusto chiedergli immediatamente dove fosse. Immaginai che lui fosse tornato indietro, ma cercai ancora di trattenermi dal domandargli come stesse. Di solito si chiede Dove sei? quando ti chiama qualcuno che vedi spesso. Tuttavia erano trascorsi otto anni e io ero a un capo del telefono e lui all’altro. Il tempo incalza, e se avessi saputo in gioventù che lo stesso giorno non si ripete due volte, le cose sarebbero andate diversamente. Se lo avessi saputo, una persona non si sarebbe mai allontanata e un’altra sarebbe stata ancora viva. Se solo avessi saputo che nel momento in cui tutto finisce, qualcos’altro ha inizio…»
Io ci sarò di Kyung-Sook Shin. Sellerio. Edizione del Kindle (2014).
In una mattina innevata il telefono squilla a casa della scrittrice Jeong Yun. A chiamarla è un uomo che non sente da anni e a cui è stata molto legata, e le porta la notizia che il loro adorato professore degli anni universitari è in ospedale e sta per morire. In un istante la donna sente il passato che ritorna, le emozioni del periodo più profondo, traumatico ed eccitante della sua vita.
Anni addietro tre studenti di Seoul avevano attraversato assieme uno dei momenti di maggiore travaglio politico della Corea. A mostrargli la strada è il professor Yun: durante le lezioni li incoraggia a rischiare, ad aprirsi al mondo, a proteggersi a vicenda nel cammino verso l’età adulta. Per affrontare le difficoltà di un’intera generazione si erano legati tra loro, scoprendo l’amore e l’amicizia, condividendo sogni e letture, promettendosi reciproco sostegno. I ragazzi diventano inseparabili, e il loro rapporto è intensissimo ed enigmatico allo stesso tempo. Ognuno lascia intravedere un’ombra che ne segna il carattere e l’esperienza. In loro si è insinuata una piega, una incrinatura che ne scuote la sensibilità. In queste ferite, non ancora profonde ma già dolorose, nasce un legame che sembra indissolubile. E quando quella mattina squilla il telefono, ogni gioia e passione, ogni ombra e turbamento, rivive ed accade di nuovo. Sono trascorsi otto anni dall’ultima volta che ha sentito il suo vecchio compagno, un fotografo che ha viaggiato per il mondo. Anche lei ha scoperto e realizzato la propria creatività e adesso, ascoltando quella voce, ciò che li univa d’improvviso riaffiora, nella luce bianca della neve che cade.
Pagina dopo pagina, con una suspense ineffabile e una capacità descrittiva di minuziosa precisione, Kyung-sook Shin racconta con delicatezza l’amore negato, la sofferenza insopportabile, la crudeltà e l’esuberanza di una metropoli come Seoul, in pieno tumulto per le contestazioni studentesche. E nelle vite dei suoi personaggi tratteggia l’assenza e il rimorso, il rumore sordo del tempo che passa e il fragoroso disordine degli anni di gioventù.
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