Infinite Jest

«La persona che ha una così detta “depressione psicotica” e cerca di uccidersi non lo fa aperte le virgolette “per sfiducia” o per qualche altra convinzione astratta che il dare e avere nella vita non sono in pari. E sicuramente non lo fa perché improvvisamente la morte comincia a sembrarle attraente. La persona in cui l’invisibile agonia della Cosa raggiunge un livello insopportabile si ucciderà proprio come una persona intrappolata si butterà da un palazzo in fiamme. Non vi sbagliate sulle persone che si buttano dalle finestre in fiamme. Il loro terrore di cadere da una grande altezza è lo stesso che proveremmo voi o io se ci trovassimo davanti alla finestra per dare un’occhiata al paesaggio; cioè la paura di cadere rimane una costante. Qui la variabile è l’altro terrore, le fiamme del fuoco: quando le fiamme sono vicine, morire per una caduta diventa il meno terribile dei due terrori. Non è il desiderio di buttarsi; è il terrore delle fiamme. Eppure nessuno di quelli in strada che guardano in su e urlano “No!” e “Aspetta!” riesce a capire il salto. Dovresti essere stato intrappolato anche tu e aver sentito le fiamme per capire davvero un terrore molto peggiore di quello della caduta.»

Infinite Jest di David Foster Wallace

Infinite Jest di David Foster Wallace: la colossale commedia umana di una delle più importanti voci della narrativa americana.

In un futuro non troppo remoto e che somiglia in modo preoccupante al nostro presente, la merce, l’intrattenimento e la pubblicità hanno ormai occupato anche gli interstizi della vita quotidiana. Le droghe sono diffuse ovunque, come una panacea alla noia e alla disperazione. Finché sul mercato irrompe un film misterioso, Infinite Jest, cosí appassionante e ipnotico da cancellare in un istante ogni desiderio se non quello di guardarne le immagini all’infinito, fino alla morte. Nella caccia che si scatena attorno a questa che è la droga perfetta finiscono coinvolti i residenti di una casa di recupero per tossicodipendenti e gli studenti di un’Accademia del Tennis; e ancora imbroglioni, travestiti, artisti falliti, giocatori di football professionistico, medici, bibliofili, studiosi di cinema, cospiratori.

Infinite Jest di David Foster Wallace costruisce una vera e propria enciclopedia dei nostri tempi, e ci regala un’opera insieme universale e profondamente generazionale, una autentica nuova commedia umana.

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«Questo libro straordinario ha cambiato la struttura, il linguaggio e l’uso dell’ironia nella narrativa americana».

commento di Fernanda Pivano su Infinite Jest di David Foster Wallace

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«Come indica il titolo, il tema centrale del romanzo è che noi americani – ma a questo punto il pianeta tutto ci incateniamo al divertimento fino alla morte. Si ride molto, ma l’abilità di Foster Wallace è riuscire a fare di Infinite Jest una narrazione che va ben oltre la letteratura ironica. Questo libro è molto piú di una barzelletta interminabile: è un capolavoro».

commento di Jay McInerney su Infinite Jest di David Foster Wallace

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«Lo splendore straziante di Infinite Jest consiste proprio in questo: che dopo aver sfoggiato tanto talento lo scrittore fa sentire il sospiro della inconsolabile tristezza che compete entrambi, lui e il lettore».

commento di Tommaso Pincio su Infinite Jest di David Foster Wallace

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«Infinite Jest è un’opera colossale sull’America e sui suoi bisogni, sulla dipendenza, sulla perdita, sul desiderio. In Infinite Jest David Foster Wallace reimmagina ex novo il romanzo e lo ricrea, scoprendone ancora una volta tutta la grandiosità e la mostruosa potenza».

commento di Rick Moody su Infinite Jest di David Foster Wallace

Testi e informazioni tratte ed elaborate da wikipedia e dall’edizione di Infinite Jest di David Foster Wallace di Einaudi (collana Stile libero big) trad.: E. Nesi – A. Villoresi – G. Giua

Tutte le News su Infinite Jest di David Foster Wallace sul sito: http://norman.hrc.utexas.edu/fasearch/findingaid.cfm?eadid=00503

La recensione

Ho tentennato parecchio prima di decidermi a scrivere qualcosa su quello che considero un capolavoro che ho amato molto.

Non è un libro al quale si possa accostare chi legge per “passare il tempo”, è un libro che non vuole essere “capito” ma “vissuto”. Non si deve aver fretta di arrivare alla fine, di intuire dove il buon DFW voglia andare a parare.
Non ce n’è bisogno. Tutto diventa chiaro, guardando attraverso il velo di Madame Psychosis e scorgendoci il volto deforme di Joelle Van Dyne, la “Più Bella Ragazza Di Tutti i Tempi”; tra i passi della corsa spasmodica di Povero Tony; nelle allucinazioni e nel dolore di Don Gately; nei gorgoglii d’inizio e fine di Hal Incandenza; nella filosofia del gioco del tennis di Schtitt; riflesso negli obiettivi delle macchine da presa di Boboo; nella vittoriosa sconfitta sul tennis di Orin; dentro la delirante partita di Eschaton (la simulazione della guerra nucleare fatta dai ragazzini dell’Accademia di Tennis di Enfield); negli incontri della casa di recupero dei tossicodipendenti e alcolisti Ennet House, dove i “coccodrilli” (i veterani dell’astinenza) non danno mai una risposta chiara ma offrono il loro maieutico appoggio psicologico; in mezzo alle azioni dei Les Assassins en Fauteuils Roulants; nella discussione tra le spie Marathe e Hugh-Helen Steeply sull’America e L’Intrattenimento; tra le stanze dell’Enfield Tennis Academy in cui s’impara a distinguere Michael Pemulis da Ortho “Il Tenebra” Stice; mentre su tutto, incombe la presenza-assenza di Lui in Persona, capo della famiglia Incandenza (morto suicida con la testa nel microonde), fondatore dell’ETA, degli studi che consentono la tecnologia della fusione anulare (ovvero il processo in cui i rifiuti della fusione alimentano la fusione stessa”), regista e creatore della pellicola dell’Intrattenimento mortale (film il cui titolo dà il titolo al libro “INFINITE JEST”).
Non è una trama. E’ il racconto di queste e molte altre vite intrecciate a formare una trama. Vite dalle trame circolari, anulari, come è “anulare” il sistema di produzione energetica mangia-rifiuti; come è “circolare” la visione ripetitiva dell’Intrattenimento; come è “anulare” e ricorsiva la psicologia delle dipendenze; come è “orbicolare” la corsa al successo nel tennis per i ragazzi dell’ETA, che li imprigiona nel diallelo spaventoso per cui senza il successo non si può aver ragione di giocare.

Quindi, se volete leggerlo, prendetevi il tempo che vi serve. Dedicategli il tempo che richiede.
Non leggetelo perché tutti dicono “è un capolavoro della letteratura postmoderna”.
Non leggetelo se non ve la sentite.
Non leggetelo “per vedere un po’ che c’ha di tanto speciale ‘sto Infinite Jest…”
Non leggetelo perché ve l’hanno consigliato.
Quindi io non ve lo consiglio.

Ma vi assicuro che una volta finito di leggere le sue 1280 pagine, rimarrete stupiti di quanto ne sentirete la mancanza.

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