Il vecchio di Pingwa Jia

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Il vecchio di Pingwa Jia

Il vecchio di Pingwa Jia, un racconto che attraverso storie e leggende della Cina rurale, indaga la mutevole e prevaricatrice natura dell’uomo

«A Qinling c’è il fiume Daoliu, il fiume che scorre al contrario. Il ventitreesimo giorno del dodicesimo mese dell’anno lunare, in occasione del “piccolo anno”, c’è l’usanza di seguirne il corso per tornare indietro nel tempo. E la gente cammina e cammina lungo la riva, da oriente verso occidente, tra grotte e cespugli di rovi. C’è anche chi si confonde e, nello smarrimento, si sente più giovane e il suo corpo inizia persino a rimpicciolirsi. Chissà che alla fine non riesca a risalire la vagina e a tornare nell’utero? 

Percorsi sessanta chilometri si arriva al borgo di Shangyuan, dove sorge un monte che si infilza dritto in cielo: è il Monte Bangchui, ‘mazza da bucato’. È spoglio e in cima c’è una caverna, posta talmente in alto che gli uomini non la raggiungono e gli uccelli non la sorvolano. Ma, se nei paraggi passa un uomo nobile, nella grotta zampilla l’acqua. Il maestro cantore contò sulle dita le volte che era successo. La prima era stata quando Feng Yuxiang, il signore della guerra, aveva guidato i suoi soldati verso nord e, dopo aver attraversato Kuyu, aggirato Qilixia, superato Dayuling e aggirato Xichuangou, era andato a Pechino per cacciare Pu Yi, l’ultimo Imperatore, dal palazzo imperiale. Poi era accaduto quando Li Xiannian – che dalla zona Hubei-Henan stava andando a Yan’an e, dopo aver superato Shizaogou, aggirato Shibapan, risalito Hongyanzi e disceso Hetaoping – si era fermato al borgo per tre giorni e più tardi era stato Presidente della Cina per tre anni. Poi c’era stata la volta in cui Mei Lanfang, il grande interprete di opera di Pechino, era venuto in portantina a vedere le scimmie dorate, e quando Xuyun, il maestro chan Nuvola vuota, era passato in pellegrinaggio. Di queste occorrenze, gli abitanti del borgo non sapevano nulla. Si ricordavano però che quando Kuang San stava andando ad assumere il comando supremo della Regione militare del nord-ovest, in inverno, la sua auto aveva attraversato le strade del borgo e l’acqua era sgorgata e, congelandosi all’istante, era rimasta sospesa fuori dalla caverna, bianca e fluente, come una tenda. Sette anni or sono, il governatore della provincia era andato a fare un sopralluogo per controllare i danni arrecati dalla siccità. Tutti si erano messi a strepitare che bisognava andare alla caverna a vedere l’acqua. Il vecchio cantore era rimasto nella sua casa-grotta e, tamburellandosi il ritmo sulla pancia, cantava: «Stelo di bambù flessibile e levigato, monti e acque lasciami attraversare, fino alla soglia dei congiunti devoti devo arrivare, per aprire la strada a chi ci ha appena lasciato». Erano andati a chiamarlo: «Cantore, cantore, è arrivato il governatore, non vieni anche tu alla caverna?». Lui aveva smesso di cantare e, con le mani che ancora svolazzavano davanti al petto, aveva risposto: «Il governatore non è un uomo nobile, nella caverna l’acqua non ci sarà». 

E infatti, quella volta, non uscì neppure una goccia.». 

Il vecchio di Pingwa Jia. Elliot. Edizione del Kindle (2020). 

Al capezzale di un vecchio cantore funebre si ricompone tessera dopo tessera il mosaico della Storia e delle leggende della Cina rurale; la memoria del morente, che per tutta la vita ha cantato per i defunti, si riaccende così sulle bizzarre vicende dei vivi. Il vecchio ha assistito all’alba e al tramonto del XX secolo dai monti remoti del Qinling, nel microcosmo contadino dei villaggi, tra la rivoluzione comunista, quella culturale di Mao, la riforma agraria e il convulso sviluppo economico. Nel racconto le trasformazioni della società si mescolano al sapere antico del “Libro dei monti e dei mari”, un classico di quattromila anni fa, popolato di creature fantastiche, divinità mitologiche, piante e pietre straordinarie. Attraverso la voce del cantore disilluso, lo scrittore narra la mutevole e ambigua natura dell’uomo – che ciclicamente, una volta al potere, finisce per opprimere gli altri -, e l’inconsistenza di ogni promessa di cambiamento. Un romanzo che vibra come un’eterna, infinita melodia dell’esistenza.

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