Il sole si spegne

«La mamma non è superstiziosa, ma da una decina d’anni, da quando papà è spirato nella nostra casa di Nishikata, ha una paura folle dei serpenti. Poco prima della sua morte, vedendo una cordicella nera accanto al suo cuscino, pensò che fosse caduta e stava per raccoglierla, sovrappensiero, quando si accorse che era un serpente. A vederlo scivolare via lungo il corridoio e scomparire furono soltanto la mamma e lo zio Wada che, nella stanza di tatami,3 dopo essersi scambiati uno sguardo rimasero fermi in silenzio, per non turbare la solennità di quell’ora. Ecco perché io e Naoji, che ci trovavamo a nostra volta nella stanza, non ci accorgemmo di quel serpente. 

Invece so, per averle viste con i miei occhi, che quella stessa sera, la sera della morte di papà, in giardino, intorno allo stagno, c’erano serpi attorcigliate a ogni ramo. Adesso ho ventinove anni, quindi ne avevo già diciannove quando papà è mancato, dieci anni fa. Non ero più una bambina e quel ricordo mi è rimasto impresso nella memoria in modo così vivido che non rischio di sbagliarmi: ero andata fino allo stagno a raccogliere dei fiori per il servizio funebre e mi ero fermata davanti a un cespuglio di azalee, quando tutt’a un tratto avevo notato un serpentello attorcigliato a un ramo. Un po’ sorpresa, stavo per spezzare un ramoscello di rose Kerria lì accanto, ma anche su quello ne vidi uno. E sul roseto di Sharon vicino, e sul giovane acero, sulla ginestra, sul glicine, sul ciliegio… su ogni albero e arbusto erano attorcigliate delle serpi. Eppure non ne fui molto spaventata. Pensai soltanto che rimpiangessero la scomparsa di mio padre, al pari di me, e fossero strisciate fuori dalle loro tane per rendere omaggio alla sua anima. Più tardi, quando raccontai alla mamma cos’avevo visto in giardino, lei accolse la notizia senza scomporsi, piegando solo un po’ la testa come se riflettesse, ma non disse nulla. 

Da allora però, dal giorno in cui dei serpenti sono comparsi per ben due volte in casa nostra, li detesta. Anzi, sarebbe più esatto dire che ne ha un sacro terrore.»

Il sole si spegne di Osamu Dazai. Mondadori. Edizione del Kindle (2023). 

La guerra è terminata da pochi mesi, il Giappone è un Paese ferito e lacerato tra le memorie di un passato aristocratico e uno stile di vita che già guarda ai modelli dei vincitori occidentali, senza tuttavia riuscire a liberarsi di quella «moralità obsoleta» che ha imperato per secoli. Anche Kazuko è ferita e lacerata: morto il padre da molti anni, finito con un divorzio e senza figli il suo matrimonio, disperso nel Pacifico del Sud il fratello Naoji, tutto ciò che le rimane della sua nobile famiglia è una madre dall’istintiva eleganza, ormai anziana e malata. Senza più un soldo, le due donne sono costrette a lasciare la casa di Tōkyo e trasferirsi in campagna, dove Kazuko dovrà imparare a lavorare la terra, in attesa del ritorno di Naoji. Sarà proprio con l’arrivo del reduce, divenuto dipendente dalle droghe, che la vicenda di Kazuko avrà un drammatico sviluppo. Pubblicato nel 1947, “Il sole si spegne” è un romanzo di grande intensità emotiva che ebbe enorme influenza nella società giapponese del Dopoguerra, umiliata e oscillante tra feudalesimo e civiltà industriale: il libro nel quale si è riconosciuta un’intera generazione.

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