Il settimo giorno di Yu Hua il viaggio nell’aldilà che diventa riflessione sull’impatto dei grandi cambiamenti sociali e culturali
«Era un giorno importante, il mio primo giorno da morto, e io non avevo l’abito funebre, non mi ero neppure dato una sistemata. Procedevo verso la camera ardente con gli stracci di sempre e il vecchio cappotto imbottito che mi ingolfava. Mi sono vergognato per la mia sciatteria, così ho fatto dietrofront.
Il turbinio della neve rischiarava un minimo la città, e la nebbia si stava diradando perché intravedevo i passanti e le automobili. Davanti alla fermata del 203 c’era il finimondo. La strada era bloccata da una ventina di macchine una sopra l’altra. C’erano ambulanze e auto della polizia. Corpi a terra, e altri venivano estratti dalle lamiere accartocciate: chi urlava, chi piangeva, chi taceva. L’incidente di poco prima. Mi sono fermato, ho controllato se sul cartello era indicato il 203 e ho proseguito.
A casa mi sono sfilato quegli indumenti inadeguati. Nudo davanti al lavandino, ho aperto il rubinetto e, mentre raccoglievo l’acqua tra le mani per lavarmi, mi sono accorto che ero coperto di ferite piene di polvere, sabbia e schegge, che ho ripulito con cura.
Ha squillato il cellulare, che era accanto al cuscino. Mi sono stupito, perché non facevo la ricarica da un paio di mesi e mi avevano bloccato il traffico. E ora, d’un tratto, si metteva a suonare. L’ho preso, ho premuto “Rispondi” e ho detto in un bisbiglio:
“Pronto”.
“Parlo con Yang Fei?” hanno domandato all’altro capo.
“Sì, sono io.” “
È la camera ardente, dove si è cacciato?”»
Il settimo giorno di Yu Hua. Feltrinelli. Edizione del Kindle (2020).
Yang Fei esce di casa una mattina e trova una fitta nebbia mista a una strana neve luminosa: è in ritardo per la sua cremazione. Inizia così il viaggio nell’Aldilà di un uomo vissuto, troppo brevemente, nella Cina del capitalismo socialista e delle sue aberranti contraddizioni. In un’avventura di sette giorni, il protagonista incontrerà persone care smarrite da tempo, imparando nuove cose su di loro e su se stesso. Conoscenti e sconosciuti gli racconteranno poi la propria storia nell’inferno vero, l’Aldiquà: demolizioni forzate, corruzione, tangenti, feti gettati nel fiume come rifiuti, miriadi di poveracci che pullulano in bunker sotterranei come formiche, traffico di organi, consumismo sfrenato… La morte livella le diseguaglianze, svelando l’essenziale, e i cittadini di questa necropoli soave uscita dalla penna di Yu Hua ci insegnano tutta la semplicità dell’amore.
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