Il mantello dell’invisibilità

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Il mantello dell’invisibilità di Ge Fei, una spietata e comica satira sociale attraverso le vicissitudini di un modesto artigiano di Pechino

«Avrai capito ormai che sono specializzato nella fabbricazione di altoparlanti. A fare questo mestiere per vivere, in tutta Pechino, non saremo più di venti; nella Cina di oggi, questo settore si può probabilmente considerare del tutto trascurabile. La cosa strana, però, è che tra noi colleghi non c’è mai nessun contatto, pur sapendo dell’esistenza l’uno dell’altro. Anche se non ci facciamo le scarpe a vicenda, certo non ci facciamo neanche troppi complimenti e non ci sbilanciamo mai nel commentare l’abilità altrui; ciascuno di noi si tiene stretto un certo numero di clienti che gli è vitale. È probabile che nella società attuale la maggior parte della gente ignori totalmente la nostra esistenza, cosa peraltro meravigliosa! Anche noi abbiamo svariate ragioni per ignorare la società e, nascosti negli angoli più bui, conduciamo soddisfatti la nostra vita da uomini invisibili. 

Non mi piace granché l’appellativo “audiofilo”. Sono semplicemente un artigiano e, per dirla in tutta franchezza, da diversi anni a questa parte ne sono molto fiero. Parlando di status, sai bene che oggi non c’è molta differenza tra artigiani e mendicanti. I massimi esponenti della nostra intellighenzia probabilmente sono in grado di spiegare in modo logico e ineccepibile il cambiamento sociale a cui assistiamo ogni giorno, ma dal mio modesto punto di vista, questo decadimento sociale è iniziato proprio mettendo consapevolmente da parte gli artigiani. 

D’altro canto, nella seconda metà degli anni Novanta del ventesimo secolo, c’è stato un vero boom del nostro settore; in quel periodo, fiumane di gente si riversavano alla International Audio Exhibition di Pechino, i padiglioni erano gremiti come mercati. A riprova di questo, basta immaginare quanti fan di Bach, Wagner, Furtwängler e Casals sono sbucati fuori proprio da lì. Gli scrittori e intellettuali con cui venivi a contatto a quel tempo erano tutti disgustati dalla musica pop (francamente, erano persino esagerati!). Ma anche quando si discuteva di musica classica, se volevi guadagnarti il rispetto e l’approvazione altrui, dovevi citare qualcuno poco noto come Telemann, Mahler o Viotti, ti saresti vergognato di menzionare Beethoven e Mozart. E pensare che oggi persino una popstar come Chris Lee viene ascoltata con entusiasmo!»

Il mantello dell’invisibilità di Ge Fei. Fazi. Edizione del Kindle (2024). 

Il signor Cui vive nella Pechino contemporanea, città governata da forze più potenti e terribili della malavita, dove imperano l’egoismo, il brutale senso della competizione e la disperata corsa all’arrampicata sociale del capitalismo più sfrenato. Qui tutti fanno del loro meglio per salire la scala del successo; Cui, al contrario, è un perdente. Alle soglie della mezza età, senza figli e con poca iniziativa, divorziato ma ancora innamorato dell’ex moglie che lo ha lasciato per un uomo in carriera, vive in periferia a casa della sorella – ma il marito di lei lo vuole fuori dai piedi –, in un appartamento segnato da una crepa nel muro dalla quale entra il vento del Nord. Si guadagna modestamente da vivere assemblando impianti audio personalizzati per ricchi audiofili (o sedicenti tali): gente che non ha nessun senso del valore della musica e del lavoro artigianale, ma spende cifre da capogiro per mettersi in mostra e ascoltare le ultime canzoni pop cinesi. Cui prova disprezzo per i suoi clienti e per se stesso, e le uniche cose che gli piacciono davvero sono la musica classica e gli altoparlanti vintage. Finché un vecchio amico gli procura un ingaggio speciale: un individuo losco ma molto danaroso vuole l’impianto acustico migliore del mondo. Un po’ rischioso, certo, ma basterà non fare troppe domande. È forse arrivata, per questo perdente, l’occasione giusta?

Il mantello dell’invisibilità è uno dei romanzi più originali usciti dalla Cina degli ultimi anni: divertente, garbatamente critico e capace di ritrarre la complessità con poche semplici pennellate, è un piccolo gioiello letterario.

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