I ricordi della seta 

Categoria:

I ricordi della seta di Hong Ying la scrittrice cinese torna alle sue radici ricordando gli anni della giovinezza a Chongqing

«Chi ha mai visto uno stramonio piangente?

Se non lo avete mai visto non fa nulla, basta guardare me. Mia madre diceva che nella mia vita precedente dovevo avere imparato il sanscrito, probabilmente mentre vagabondavo nelle terre di Giava. La mamma diceva che ero in parte buona e in parte cattiva, che potevo essere una panacea e un veleno al contempo. 

Una volta mi ha anche detto: «Liu Mei, dato che in questa vita mi sei accanto, non hai bisogno di ricoprirti dalla testa ai piedi dei rovi di quelle terre selvagge per affrontare il mondo che ti spaventa, e se un giorno dovessi perdermi d’improvviso, avrai comunque in te quelle tue lame affilate».

Essere dolce e spietata al contempo, questo è l’essenziale nel lungo viaggio di una donna. 

Io amo lo stramonio, e ancor più ardentemente amo il suo rosso porpora. 

Stamattina, uno spirito dei fiori ha attraversato la finestra con una piroetta, mentre i petali cadevano l’uno dopo l’altro dal suo capo. La fronte e il cuore mi bruciavano. Poi è riecheggiato il suono della voce di mia madre, ma non sentivo con chiarezza che cosa dicesse. Era lì dov’era sempre stata, all’entrata del cortile, e mi salutava con la mano.

Quando le sono passata accanto, lei mi ha tirato per la mano e si è avviata, addolorata, lungo la strada di casa della nonna del vicino, che anche noi chiamavamo nonna. Il corpo della donna era nascosto da un telo bianco e adagiato su una tavola di legno, proprio di fronte all’entrata; tutt’attorno pendevano rotoli con elegie funebri, sembravano proprio delle lenzuola e avvolgevano molti dei presenti.

Poi una donna dall’abito scuro ha attraversato la folla, è caduta in ginocchio di fronte al corpo immobile ed è scoppiata in un pianto dirotto. Tutto il suo corpo era scosso dal dolore. Piangendo ha allungato una mano a sollevare il telo bianco e, alla vista del volto e dei capelli della nonna, la voce le si è fatta più grave, come in un canto: «Mamma, incamminati verso sud-ovest, da brava, non rimuginare, non dare affanni al tuo cuore, perdonami per i miei errori, è colpa mia. Io, da membro meno importante della famiglia, conserverò ogni giorno un pollice di stoffa e sarà abbastanza perché tu abbia una maglia e dei pantaloni per tutto l’anno. Ogni giorno, per ogni pasto, metterò da parte tre scodelle di riso da offrire in sacrificio, perché la tua prossima vita sia fortunata».»

I ricordi della seta di Hong Ying. Garzanti. Edizione del Kindle (2015). 

È l’alba e il battello fende le placide acque del Fiume Azzurro. La rugiada riflette in milioni di gocce la luce di un pallido sole. Mentre le anatre selvatiche si alzano in volo, Hong Ying lascia la sponda del fiume e comincia a correre. Questo è l’ultimo tratto del viaggio che l’ha riportata nella natia Chongqing, il più doloroso. Perché sta correndo verso il capezzale della madre. Una madre adorata, ma allo stesso tempo fredda e distante. Forse troppo impaurita per fare anche solo una carezza alla figlia di un amore proibito. Un amore che ha sfidato tutte le convenzioni imposte dalla Rivoluzione Culturale cinese, ma a cui ha dovuto rinunciare per la famiglia. Hong Ying non riesce ad arrivare in tempo, gli occhi della madre si sono chiusi per sempre. Ma accarezzando il suo qipao di seta, ancora pervaso del suo delicato profumo, sente i ricordi dell’amore e delle ombre che si sono accumulati nel suo cuore. Ombre che riguardano i segreti della sua famiglia, ma che l’amore può trasformare in lucenti perle che risplendono nel futuro. Questa è la storia di una figlia illegittima, del suo amore disperato per la madre, di legami contraddittori e inscindibili. È una grande epopea contemporanea, animata dalle innumerevoli voci di personaggi profondamente umani. Perché l’amore e la radice ultima della pace interiore si trovano nell’umano perdono.

Hong Ying, una delle più grandi scrittrici cinesi, si è fatta conoscere al mondo occidentale dopo aver vinto molti premi ed essere diventata una delle stelle più brillanti nel firmamento della grande letteratura contemporanea. Dopo Figlia del fiume, ritorna a Chongqing, alle sue radici, alla sua storia. Quella di una donna ribelle eppure fragile come un piccolo fiore color porpora.

SCOPRI ANCHE

Lo trovi su

Condividi l’articolo

Commenti

Rispondi

Scopri di più da CheLibro

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere