«Dal momento che ho sbirciato anch’io oltre la soglia, capisco meglio il significato del suo sguardo fisso, che non poteva vedere la fiamma della candela, ma era abbastanza vasto da abbracciare l’universo intero, abbastanza acuto per penetrare in tutti i cuori che battono nella tenebra. Aveva tirato le somme e aveva giudicato. “Che orrore!”. »
(Cuore di tenebra – Joseph Conrad)
Marlowe racconta di aver avuto l’incarico di sostituire un capitano fluviale ucciso dagli indigeni nell’Africa centrale. Si imbarca su una nave francese e, giunto alla stazione della compagnia, vede come gli indigeni muoiano di stenti e di sfruttamento. Dopo un lungo viaggio di duecento miglia sul fiume rintraccia Kurtz, un leggendario agente capace di procurare più avorio di ogni altro. In realtà Kurtz, uomo solo e ormai folle, è quasi morente. Viene convinto a partire, ma muore sul battello che lo trasporta, dopo aver pronunciato un discorso che non può nascondere “la tenebra del suo cuore”. Postfazione di Alessandro Baricco.
Cuore di tenebra (Heart of Darkness) è un romanzo breve di Joseph Conrad. Fu pubblicato nel 1902, anche se apparve inizialmente nel Blackwood’s Magazine nel 1899 diviso in tre episodi. Viene considerato uno dei più importanti classici della letteratura del XX secolo.
Il libro, oltre a raccontare la critica al colonialismo attuata da Conrad attraverso la descrizione delle barbarie e delle razzie compiute dalle potenze occidentali di fine XIX secolo nei confronti del continente africano, analizza il significato del male che la società occidentale non accetta come propria e proietta sulle culture “altre”.
L’incontro dell’uomo occidentale con la libertà selvaggia (anche se cercata in opposizione all’ipocrisia occidentale che nasconde in realtà una feroce brama di potere), rivela il “cuore di tenebra” che si annida nell’uomo moderno il quale, riponendo nella “civilizzazione” una falsa speranza di superiorità morale, crede di non possedere o di essere in qualche modo immune alla malvagità.
Conrad ci offre dunque una visione – assolutamente pessimistica e misantropica ma molto attuale – in cui, se l’uomo occidentale “moralizzato e giuridicizzato” è forse un tiranno ipocrita che soggioga e sottomette gli altri in vista dei suoi interessi materiali, l’uomo occidentale “libero di essere dio” diventa qualcosa di peggio: un demone distruttore capace di trascinare sé stesso e gli altri nell’insensata e vuota metafisica del “voler dominare tutto”. La critica di Conrad colpisce dunque al cuore la cultura occidentale moderna nella sua pretesa di voler dapprima trasformare l’uomo in dio per poi fingere di incatenarlo (ovviamente con scarsi risultati) in regole e principi etici o giuridici. L’orrore di Kurtz deriva dunque dalla presa di coscienza del vuoto di una esistenza che – una volta “saltati” i fragili lacci della società o del diritto – si è mostrata per quello che era in realtà: la sterile ed insensata pretesa di onnipotenza che sta nascosta nell’animo di ogni occidentale moderno. Per questo il romanzo lascia quasi sempre anche al lettore di oggi un inafferrabile senso di “inquietudine” o di “disturbo”: con questa opera Conrad suggerisce infatti che tutti noi – per quanto anestetizzati da una società fondata sul politically correct – siamo dei potenziali Kurtz, ai quali manca in fondo solo l’occasione e/o le capacità per poterlo diventare davvero.
IL FILM: APOCALYPSE NOW (REDUX)
« Noi addestriamo dei giovani a scaricare Napalm sulla gente, ma i loro comandanti non gli permettono di scrivere “cazzo” sui loro aerei perché è… osceno. »
(Marlon Brando/Kurtz in una delle scene finali del film)
Al racconto di Conrad è liberamente ispirato il film Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, Il film è interpretato da Marlon Brando, Robert Duvall, Martin Sheen, Laurence Fishburne, Dennis Hopper e Harrison Ford. Vincitore della Palma d’oro al 32º Festival di Cannes e di due premi Oscar nel 1980 per la migliore fotografia (a Vittorio Storaro) e per il miglior sonoro (a Walter Murch). La pellicola è ambientata però in Vietnam al tempo della guerra.
I parallelismi con il romanzo introdotti nel film sono numerosi. La storia vede, in entrambi i casi, la risalita di un fiume alla ricerca di un personaggio di nome Kurtz, che in Apocalypse Now è però un ex-colonnello. È anche presente l’attacco con le frecce alla barca, prima di giungere alla destinazione della spedizione. Kurtz mantiene inoltre le altre caratteristiche del Kurtz di Conrad, tra i quali l’assoggettamento degli indigeni alla propria persona.
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LA COLONNA SONORA DI APOCALYPSE NOW
La canzone The End dei The Doors, undicesima e ultima traccia del primo lp dei The Doors uscito il 4 gennaio 1967, è indissolubilmente legata a questo film, in quanto presente nella scena iniziale, dove viene introdotta dal rumore di un elicottero, e nella scena finale, che culmina nell’uccisione di Kurtz. La canzone, scritta dal cantante Jim Morrison, fa riferimento al complesso di Edipo e ai concetti del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche e dello psichiatra Carl Gustav Jung. La versione utilizzata da Coppola, diversa da quella originale del 1967, è un remix creato apposta per il film: la traccia vocale viene infatti enfatizzata, il finale è in crescendo, e viene evidenziato l’uso libero della tecnica scat di Morrison.
Il significato della canzone combacia con quello del film in diverse immagini: l’incesto e il parricidio di Edipo raffigurano il passaggio irruente di un individuo a una dimensione chiusa e autodilaniata dentro sé (l’orrore di cui parla Kurtz). Inoltre il testo contiene diversi “presunti” riferimenti alla guerra, intesa appunto come gesto in grado di trasformare l’uomo in mostro e nonostante ciò imposta dall’America. Il “bus blu” è l’autobus che porta le nuove reclute ai campi di addestramento per poi andare al fronte, mentre il “deserto romano di pena” indica l’autorità nella sua fragile ipocrisia, in questo caso proprio gli Stati Uniti.
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