Buio in sala di Jung-myung Lee

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Buio in sala di Jung-myung Lee

Buio in sala di Jung-myung Lee il ritratto emotivo di una nazione, dei suoi lati oscuri e della sua capacità di rigenerarsi.

«Alle due del pomeriggio le urla di protesta e le sirene delle volanti cominciarono a sentirsi sempre più vicine. Yoon Boam, sotto il platano, controllava i circa duemila dimostranti che in maglietta bianca e jeans si stavano incamminando, gridando e barcamenandosi tra i diversi ostacoli, lungo la strada in discesa. Assomigliavano alle onde che, dopo essersi infrante sugli scogli, si disperdono sotto forma di schiuma. I loro volti erano pieni di rabbia e le bocche si spalancavano solo per urlare slogan o inneggiare ai propri leader. Raggiunta l’entrata dell’università, con le spalle dritte e i pugni in alto, la folla intonò una canzone: «Avanti, compagni! Senza paura, tutti voi oppressi, unitevi alla lotta!». Avevano i muscoli tesi per la rabbia, gli avambracci alzati e le vene sulla nuca sembravano sul punto di scoppiare. Kijoon, annoiato e preoccupato allo stesso tempo, pensava che sotto quelle facce da cattivi ragazzi ci fossero, in realtà, delle brave persone. Purtroppo, il mondo non era un luogo generoso e la bontà era soltanto un’altra faccia della stupidità. Ci sarebbe stato, senza dubbio, un processo e tutti sarebbero finiti in prigione. Si erano trasformati in cattive persone a causa della loro generosità e onestà, e non certamente per colpa di Kijoon. In questo mondo corrotto qualcuno doveva pur essere colpevole. A Kijoon capitava spesso di pensare di stare dalla parte sbagliata. Ma non poteva farci nulla, era costretto a vivere in questo mondo corrotto. Fuori dal cancello si stava consumando la repressione. I poliziotti antisommossa, con le ginocchiere sopra i pantaloni, si muovevano a gruppi, simili a cavalli imbizzarriti, mentre in strada un gran numero di agenti con scudo e manganello osservavano l’ingresso attraverso la visiera del casco. Kijoon era intento a regolare la lente del teleobiettivo sulle finestre degli edifici dall’altra parte della strada. L’uomo che stava cercando non era un semplice dimostrante. Era una persona invisibile. Choi Minseok non era certo il tipo da lanciare una molotov, da coprirsi il volto con un fazzoletto o scagliare blocchi di cemento. Kijoon credeva che prima o poi lo avrebbe visto, anche se non era certo che lo avrebbe riconosciuto.» 

Buio in sala di Jung-myung Lee. Sellerio. Edizione del Kindle (2022). 


Davanti all’università di Seul si affrontano gli studenti e le forze di polizia. Gli scontri sono cariche violente e lanci di lacrimogeni, molotov e pietre, bastoni e manganelli. Una squadra speciale sorveglia la scena cercando un uomo in particolare, considerato il leader delle rivolte che si oppongono alla dittatura militare, il cervello che organizza la strategia della ribellione. Nessuno sa che volto abbia, ma sul suo ruolo e le sue capacità non ci sono dubbi. Nel momento storico raccontato dallo scrittore coreano Jung-myung Lee, il conflitto ideologico che frantuma la società giunge fino alla repressione dell’avversario, attraverso la manipolazione, la reclusione, la tortura. Al tempo stesso le arti, e soprattutto il teatro, diventano luogo privilegiato delle idee nuove, del sogno e dei desideri di una generazione di giovani che invoca il cambiamento. Tra di loro c’è un drammaturgo che debutta con una rivisitazione moderna del Giulio Cesare di Shakespeare, tragedia dell’ordine e del capovolgimento dei valori costituiti, e per questo sotto stretta verifica della censura di Stato. C’è un’attrice che dopo un lungo apprendistato, quasi un sognante racconto nel racconto, arriva a recitare in commedie erotiche che sembrano di puro intrattenimento ma che lei interpreta con singolare autenticità. I due si incontrano e le loro traiettorie solitarie si aprono a un percorso condiviso, quello della messa in scena ancora di un classico, l’Elettra di Euripide, da cui scaturiranno conseguenze inattese e drammatiche. In controcampo c’è l’antagonista, un uomo dei servizi segreti che non smette di cercare colui che tutti ritengono il capo della rivoluzione. Ambientato lungo un arco di tempo che dagli anni Ottanta arriva fino ai nostri giorni, il romanzo si immerge nella tensione crescente di un enigma ricco di sfaccettature, sempre attento al dettaglio e all’analisi psicologica dei personaggi. Emerge così il ritratto emotivo di una nazione, dei suoi lati oscuri e della sua capacità di rigenerarsi.

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