A volte ritorno di John Niven lo sconvolgente romanzo su Gesù hippie Narrativa contemporanea straniera

A volte ritorno

« – Dio sta arrivando… Fate finta di lavorare!
Cosí recita l’adesivo sbrindellato appiccicato allo schedario accanto al refrigeratore dell’acqua. Ma oggi c’è poco da ridere: Dio sta arrivando sul serio e la gente ce la mette davvero tutta per far finta di lavorare. Raffaello e Michele sono lí impalati accanto alla boccia gorgogliante dell’acqua con un fascio di scartoffie in mano (caro vecchio trucco da impiegati: come far sembrare affaccendato un fancazzista cronico) e la conversazione – invece della chiacchiera rilassata che i due angeli hanno sciorinato in quel punto esatto per tutta la settimana – è arrancante, frettolosa e pronunciata a mezza bocca, quasi sottovoce, accompagnata da continue occhiate nervose verso il corridoio principale.
– Quand’è che torna il vecchio? – chiede Raffaello.
– Da un momento all’altro. Tarda mattinata, secondo Jeannie, – risponde Michele senza nemmeno alzare lo sguardo. È concentrato sul refrigeratore dell’acqua: tira la levetta con forza e una grossa bolla risale il recipiente di cristallo.
– Porca miseria. Credi che sarà incazzato? »

A volte ritorno di John Niven

A volte ritorno di John Niven: lo sconvolgente, esilarante e dissacrante (ma pensante) romanzo satirico su Dio di ritorno dalle vacanze e un Gesù hippie…

Dopo una vacanza di qualche secolo Dio è tornato in ufficio, in Paradiso, e per prima cosa chiede al suo staff un brief sugli ultimi avvenimenti. I suoi gli fanno un quadro talmente catastrofico – preti che molestano i bambini, enormità di cibo sprecato e popolazioni che muoiono di fame… – che Dio si vede costretto a rimandare giù il figlio per dare una sistemata. JC (Jesus Christ) gli dice: “Sei sicuro sia una buona idea? Non ti ricordi cosa è successo l’altra volta?” Ma Dio è irremovibile. Così JC piomba a NY, dove vive con alcuni drop-out e ha modo di rendersi conto in prima persona dell’assurdità del mondo degli uomini. E cerca, come può, di dare una mano. Il ragazzo non sa fare niente, eccetto suonare la chitarra. E riesce a finire in un programma di talenti alla tv. Un gran bel modo per fare arrivare il suo messaggio a un sacco di gente. Ma, come già in passato, anche oggi chi sta dalla parte dei marginali non è propriamente ben visto dalle autorità.


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